Fare felici gli altri rende infelici?

È un quesito cui, di seguito, daremo l’unica risposta possibile sebbene ramificata.
Innanzitutto, che vuol dire fare qualcuno in un modo? Come lo si può creare? Con la creta? Eccheè, siamo un dio 😉 ? Ma soprattutto che ti credi di essere che tu possa rendere felice un altro? Direi che sei un tantino megalomane. Ecco la prima notevole falla.

Ma la felicità esiste o è solo un’invenzione propagandistica del capitalismo stanco annoiato che si inventa cosucce per condire la vita proprio come la morte e l’amore (soprattutto la morte)? È una domanda che si pongono tutti. Non si sa. Solo si sa che ogni tanto desideri la morte e subito dopo ti caghi in mano all’idea: ecco, metto i due punti perché forse quest’ultimo aggrumato di parole potrebbe essere una temporanea definizione di felicità.

Ma chi sono “gli altri”? Anche questa domanda è estremamente importante perché “chi” e “quanti” sono elementi di giudizio non da poco.
Esiste come una “riserva di felicità” da donare agli altri e che quindi diminuisce?
Se sì allora è ancor più fondamentale capire se ci si può dedicare a qualcuno a centinaia di persone a nessuno abbandonandosi soli lungo l’autostrada per fare quattro chiacchiere con me.

Ora arriva il bello: che vuol dire “infelice”? Sposata con Felice? Entrare dentro uno che è felice? No. Niente di tutto ciò che è logico ma, attenzione, si tratta di un sinonimo di “triste”, una vera burla linguistica!
Io non lo so. Parlando seriamente: sei uno “saperti felice mi rende felice e questo è il vero significato dell’amore!”? E allora smettila di piangere e lamentarti perché colui che ami sta con una che gli hai presentato e prima erano entrambi tuoi amici e ora non ti parla più nessuno dei due. Si sono sposati. Hanno fatto dei figli e non ne hanno chiamato nemmeno uno col tuo nome. Spero di essere stata d’aiuto.

(dal greco feo/produco, pare chiaro: invenzione capitalista)

8 pensieri su “Fare felici gli altri rende infelici?

  1. la felicità è una giornata di sole il primo di marzo, un pranzo decente elargito dalla propria consorte, un libro e mezzo toscano per un paio d’ore all’aperto sulla solita poltrona di vimini estiva, anche se con l’abbiocco, il libro maschera le aspettative curiose dei vicini e conferma l’acculturamento del soggetto.
    E’ una cosa troppo complessa per potersi ripetere, domani aripiove e dovrò procurarmene un’altra, di altro genere, perché non ho mai avuto nessuno/a che si sia preoccupato/a di fornirmene una già pronta ed adatta alla bisogna.
    E pensare che da bambino mi sarebbe bastata una pistola in regalo, ma nemmeno la befana si commosse, di certo il gesto l’avrebbe l’avrebbe resa infelice.
    Ah, dimenticavo, mi son reso conto che sei troppo giovane per manifestare in pubblico la tua cretinaggine e ti consiglio di sfogarla solo qui, nel virtuale, vedrai che non te ne pentirai: il bobbolo ancora non è pronto, si reputa sempre superiore ad un cretino anche se dimostri la tua serietà d’interpretazione

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    1. Mi accorgo or ora da alcuni piccoli indizi, che una mente matematicoacuta come la mia non può assolutamente non notare (ad esempio: la pistola regalo), che invece è assai probabile la tua sia un’età di diversi autunni e primavere, anche se agli inizi avevi cercato di depistarmi con allusioni sulle donne di tua preferenza: un range dai 15 ai 25 anni, mi pare.
      Mio caro amico, mi rendo conto che a volte la mia “tecnica” di scrittura, da sempre prescelta, in prima persona, porti al possibile fraintendimento di conoscenza diretta con la sottoscritta quando, di fatto, nella realtà ci si conosce assolutamente no. Perciò, come già tempo fa feci, ti chiedo di lasciare spazio al ragionevole dubbio che, in quanto esseri umani in perenne divenire, fino a morte certa raggiunta da raggiungere, ci spetta di diritto.
      Ripeto: la mia è una continua prova di scrittura perché fatico a ripetermi se non in parole chiave tipo “semplicemente”, che non è esattamente una parola ma un avverbio; tendenzialmente mi piace alternare realtà a finzione il tutto immerso nel tragicomico e questa, tra l’altro, mi pare la vita stessa, per cui… spesso mi piace usare anche l’ironia proprio perché mi consente di essere seria e non esserlo allo stesso tempo.
      Spero di essere stata sufficientemente chiara. La troppa serietà mi dà i nervi 😊 . Tu cerca di non farti cogliere troppo dalla facile supponenza nonché acidità tipica dell’età che credo di aver capito tu abbia. Un cinque: 👋 .
      Alla prossima!

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      1. Aggiungo che entrerei dentro una SOLTANTO se è felice. Il sesso con una persona depressa è a sua volta deprimente, don’t you think so? 🙂

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      2. Sai, è un’arma a doppio taglio, se una persona è depressa e nessuno le vuole bene e non le dà attenzioni del tipo appagante, finisce che si deprime di più. È un attimo e la ritrovi sotto qualche ponte a scaldarsi le mani con un barbone alla brace 😊

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      3. Sono perfettamente d’accordo sul fatto che, se una persona è depressa, l’astinenza sessuale può acuire il suo disagio. Tuttavia, per la concezione giocosa che ho del sesso, non riuscirei mai a farlo con una donna che in quel momento non è serena. Buona serata! 🙂

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